lunedì 1 novembre 2021

Il ritorno Borbonico

 

Il ritorno borbonico
La basilica di San Francesco di Paola, a Piazza PlebiscitoCon il Congresso di Vienna, fu decretato il ritorno a Napoli di Ferdinando di Borbone, che stavolta salì al trono con il nome di Ferdinando I, dopo aver unificato il Regno di Napoli e quello di Sicilia nel "Regno delle Due Sicilie". Tra i primi atti del nuovo governo, Ferdinando introdusse nuovi innovativi codici gLo scalone principale della Villa Floridiana, voluta da re Ferdinando per la moglie morganatica, Duchessa di Floridiaiuridici, e stipulò il concordato con la Chiesa, restituendo i beni confiscati dai francesi, ma senza ripristinare tutti i privilegi preesistenti al decennio.
In questi anni, viene edificato il Palazzo S.Giacomo nell'attuale piazza Municipio, quale sede dei nuovi ministeri del Regno; nel 1816, si avvia la risistemazione del largo di Palazzo (l'attuale Piazza Plebiscito), ribattezzata Foro Ferdinandeo, con l'edificazione dell'imponente proscenio neoclassico della chiesa di San Francesco di Paola e l'aggiunta delle due statue equestri dei sovrani Carlo e Ferdinando di Borbone; nello stesso anno, Ferdinando fa realizzare per la moglie morganatica, duchessa di Floridia, la bella Villa Floridiana al Vomero; nel 1819, viene istituito l'Osservatorio Astronomico, il primo in Europa.
Il 1820 fu l'anno dei moti liberali in Europa, e a Napoli questi si riflessero nella rivolta capeggiata da Guglielmo Pepe. Spaventato da questa nuova crisi, Ferdinando assunse un atteggiamento ambiguo e proditorio, concedendo dapprima la Costituzione, e chiedendo poi l'intervento militare austriaco, per poterla abrogare. 
Nel 1825, morto Ferdinando, gli successe Francesco I, che regnò per pochi anni, senza lasciare segni notevoli. Nel 1830 salì al trono Ferdinando II, che invece conquistò da subito la benevolenza del suo popolo, e inizialmente anche la stima dei liberali italianiParticolare di una rappresentazione d'epoca del viaggio inaugurale della ferrovia Napoli-Portici. Insieme a un grosso sforzo di riorganizzazione dell'esercito, il nuovo re dette impulso al progresso in diversi settori, permettendo a Napoli di divenire un centro d'eccellenza, e di raggiungere tanti primati: nel 1837 fu la prima città d'Italia ad avere l'illuminazione a gas; nel 1839 fu inaugurata la Napoli-Portici, prima ferrovia italiana; nel 1841 nacque l'Osservatorio Vesuviano, primo centro vulcanologico del mondo. Furono inaugurate linee telegrafiche, nuove strade, ponti, strutture sanitarie, scuole e istituti professionali, e la popolazione raggiunse il mezzo milione di abitanti, indiscutibilmente la città più grande d'Italia. La cultura dell'epoca vide la nascita della grande tradizione della canzone napoletana, le prime espressioni del teatro dialettale (con Eduardo Scarpetta) e la fioritura, nelle arti figurative, della Scuola di Posillipo, che annoverò tra i suoi esponenti Domenico Morelli, F.P. Michetti, i fratelli Palizzi, Gioacchino Toma.
Sul piano politico, il 1848 fu l'anno delle sommosse liberali, e anche a Napoli, sulla scia delle riforme ottenute in Toscana e Piemonte, vi furono sollevazioni che si conclusero con la promulgazione della Costituzione e l'istituzione del Parlamento. Gli anni successivi videro il Regno di Napoli battersi al fianco del Papa, impegnato nelle lotte contro i liberali e costretto all'esilio a Gaeta; l'esercito inviato da Ferdinando ottenne importanti vittorie contro i rivoluzionari romani, a Terracina e Palestrina. Ferdinando II morì nel 1859, alle soglie del fatidico anno dell'Unità d'Italia.

Napoli dopo l'Unità d'Italia

 Napoli dopo l'Unità d'Italia

Garibaldi acclamato dal popolo napoletano in Palazzo Doria d'AngriAlla morte di Ferdinando, gli succede il giovane Francesco II, che sarà l'ultimo Re delle Due Sicilie. E' il 1860, e lo sbarco a Marsala dei Mille guidati da Garibaldi è agevolato dall'ammutinamento della marina borbonica, e dalla benevolenza di alcuni generali di stanza in Sicilia; mentre risalgono lo stivale, i garibaldini acquisiscono il consenso dei liberali, della diplomazia inglese e piemontese, della borghesia e perfino della camorra. Francesco II, per non tingere di sangue la capitale, porta il suo esercito a nord, al di là del fiume Volturno, e attende i garibaldini, che affronterà nella battaglia di Caiazzo. Stretti tra l'esercito di Garibaldi a sud e quello piemontese, che nel frattempo penetra da nord sotto il comando di Vittorio Emanuele II, i reggimenti napoletani si arroccano nella fortezza di Gaeta, dove resistono a lungo, ma senza possibilità di ribaltare gli esiti della guerra. Così, con lo storico incontro di Teano, Vittorio Emanuele si vede consegnare tutto il Mezzogiorno d'Italia e il 7 settembre Garibaldi entra a Napoli e, dal balcone di Palazzo Doria d'Angri, annuncia al popolo l'annessione al nascente Stato italiano, sotto la corona sabauda; il plebiscito del 21 ottobre confermerà quest'atto.
I successivi sono anni di cambiamento e assestamento, soprattutto per la popolazione, alle prese con una nuova realtà politica e con un governo lontano e indifferente; nelle campagne si diffonde il fenomeno conosciuto come "brigantaggio", e la repressione è dura, con l'invio di un esercito di 120.000 uomini.